VESTA: un abbigliamento per l’autonomia e i bisogni dell’anziano

IMG_9180

Intervista a Anna Muzioli e Daniela Marzoli di MO.VE. pubblicata su http://www.perlungavita.it di Lidia Goldoni

Quando avete iniziato a lavorare a questo progetto ognuna di voi da quali considerazioni è partita, quali erano le cose importanti che vi siete appuntate?

Anna

Anna Muzzioli

danielamod

Daniela Marzoli

Anna Muzzioli: Prima del Cargiver day del 2013 non conoscevo Loredana Ligabue, neppure le persone che ora sono i miei soci nella srl. Lavoravo ad un progetto «le Tre Età», per la realizzazione di un negozio di vendita di articoli sanitari, diverso da quello tradizionale e avevo già iniziato a fare ricerca ed a modificare qualche capo per meglio «adattarlo» alle persone con scarsa mobilità o allettate.
Partivo dalla considerazione che :
- l’età di per se non è il solo indice che determina il passaggio nella categoria «anziani», ma lo sono invece lo stato di salute, il livello di autonomia e di capacità relazionali;
- mentre esistono molte soluzioni a problemi «tecnici» legati alle patologie come gli ausili per l’incontinenza e per la mobilizzazione, per fare solo qualche esempio, non erano presenti dei capi di abbigliamento nè biancheria intima studiati per facilitare la vestizione per le persone che hanno difficoltà di movimento o di coordinamento. Nella mia idea questi capi dovevano unire alla praticità di utilizzo una concezione degli abiti destinata ad un pubblico anziano, quindi adeguata alle loro esigenze per colori e forme congruenti con l’età , le abitudini, la cultura delle persone in età avanzata.

Daniela Marzoli: Ho ritenuto che fosse importante dare una doverosa risposta a una necessità che, con l’allungamento della vita media, è diventata impellente e riguarda anche la dignità della persona

A quale esperienza vi siete agganciate , che cosa vi ricordavate della vostra professione?

Anna: La ma formazione scolastica di base è di tipo tecnico in un settore molto diverso da quello sanitario-assistenziale ma ad un certo punto cercando una alternativa ho frequentato il corso per Operatore Socio Sanitario.
Da quell’interessante Corso di qualificazione professionale , attraverso i tirocini prima e poi come attività mi sono occupata di assistenza familiare e presso le strutture protette. L’operatore che si occupa di persone fragili o in difficoltà impara prima di tutto ad analizzare quali sono i bisogni in quella specifica realtà e gli strumenti a disposizione, poi deve elaborare la «strategia» per un intervento veloce, efficace , tecnicamente corretto dal punto di vista igienico-sanitario ed in sicurezza per prevenire possibili inconvenienti sia a chi riceve assistenza ma anche per l’operatore stesso.
La vestizione e la svestizione sono tra i momenti più complicati da gestire, proprio perchè gli indumenti sono concepiti per persone in grado di muoversi in modo corretto ed armonioso e con proporzioni non adatte alle persone allettate o sedute su sedie a rotelle e spesso costringono a manovre complicate, non corrette che possono creare problemi.

Daniela: Mi è parso opportuno mettere a disposizione la mia esperienza nella creazione di capi mirati ad una facilitazione di indosso con materiali idonei, avendo, comunque, già realizzato indumenti adattati ad uso dei miei familiari.

Quando avete cominciato a provare i primi capi agli anziani che cosa osservavate in particolare, cosa avete chiesto alle persone?

Anna: Le reazioni sono molto diverse da persona a persona, ma sopratutto i capi sono valutati in modo diverso a seconda di:
-chi li indossa vede i colori e sente la morbidezza e l’elasticità dei tessuti. Ne apprezza l’aspetto della «eleganza» legata all’abbigliamento destinato alle persone «normali»;
– chi aiuta qualcuno ad indossarli valuta ed apprezza la diversità delle soluzioni per le diverse necessità, la finalità delle diverse forme e sistemi di allacciatura, la facilità di lavaggio e di manutenzione;
-chi lavora con questi capi (operatori di strutture, infermieri, fisioterapisti) vede la praticità e la semplicità dell’uso, la facilità nel farli indossare, la praticità di uso anche su persone allettate, la prevenzione di difficoltà legate a pressione di pieghe sulla pelle, la possibilità di recuperare abilità residue o ridotte per vestirsi in piena autonomia.

Daniela: Al momento delle prove di vestizione, ho subito notato la loro soddisfazione, non solo per le caratteristiche tecniche dei capi, ma anche per il fatto che si sia creato qualcosa appositamente per loro, prendendo in considerazione le loro esigenze e facendo sentire importanti le loro necessarie considerazioni.

Quale è stato l’errore od il difetto, se c’è stato, che voi non avete considerato?

Anna: Non ho mai pensato che fosse facile iniziare oggi una attività ed in particolare sono consapevole della grave crisi che il settore tessile sta vivendo.
I dati rilevano il bisogno e le statistiche indicano delle evoluzioni in atto nella nostra società, il confronto con altre realtà economiche, l’interesse delle persone alle soluzioni proposte e la valutazione attenta delle istituzioni che abbiamo in varie situazioni ed occasioni incontrato ed ascoltato, ci confortano e ci sostengono.
Realizzare questo progetto ha sicuramente più che un difetto, un limite che va al di là della validità dell’idea e del progetto: le risorse finanziarie.
Non sarà semplice, siamo estremamente prudenti, valutiamo di volta in volta dando priorità a scelte di base per iniziare gradualmente e prudentemente con le nostre risorse per ora.

Daniela: Non è facile dare una risposta immediata ad ogni necessità considerando che la casistica è molto vasta.
I molteplici problemi legati alla non autosufficienza ci impongono di portare avanti la ricerca giorno per giorno. Da quando abbiamo iniziato a lavorare per questo progetto, abbiamo creato una sinergia tra utilizzatori finali, caregivers e operatori del settore per cercare di trovare e realizzare le migliori soluzioni.

Oltre alla comprensibile speranza che il progetto abbia successo e possa crescere, per ognuna di voi e per i vostri colleghi cosa significa questa esperienza?

Anna: Personalmente anche in relazione base alla mia esperienza precedente ho la consapevolezza che da soli non si va tanto lontano, soprattutto se si percorrono strade nuove. Avere il supporto e le competenze di persone provenienti da esperienze così diverse arricchisce sempre ed è l’unico modo per affrontare una nuova impresa in un settore, quello dell’abbigliamento certamente difficile e competitivo.
Nella mia ottica di lavoratore autonomo, lavorare in gruppo significa aggiungere competenze, contributi e confronti che arricchiscono e danno sicurezza anche quando ci si rende conto dei propri limiti.
Il progetto è ambizioso, , può avere sviluppi importanti ed essere ampliato su vari indirizzi anche molto diversi tra loro ma occorre un lavoro di gruppo lungimirante e costruttivo , mirato non al solo successo personale.

Daniela:  Sicuramente questa esperienza ci sta coinvolgendo tantissimo a livello umano ed emozionale.
Si tratta anche di una sfida: oggi, in Italia, non esiste una risposta adeguata a questo bisogno, ci fa piacere essere tra i primi a cercare di soddisfarlo.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>